Il 13 novembre, durante l’evento “The European Parliament Meets The Pickers”, è stato presentato il sondaggio promosso da WeWorld, Mani Tese e ASviS in collaborazione con Campagna Impresa2030, sul ruolo e sugli obblighi delle grandi imprese del settore agroalimentare nella tutela dei diritti umani e dell’ambiente.
Dai risultati emerge con chiarezza quanto il settore agrifood sia esposto a rischi significativi lungo tutta la filiera. A livello globale, il 70% del lavoro minorile è concentrato nell’agricoltura e oltre 2 milioni di persone lavorano in condizioni di schiavitù.
Anche in Italia il fenomeno è rilevante: si stimano circa 200.000 lavoratori agricoli gravemente sfruttati.
Nonostante questa situazione, una larga parte dell’opinione pubblica chiede più regole, non meno. Il 73% degli italiani – inclusi imprenditori e autonomi – e l’81% degli elettori di centrodestra ritengono che norme più severe sulla responsabilità d’impresa nel settore agroalimentare possano rafforzare il Made in Italy e migliorarne la competitività.
Dopo la battuta d’arresto subita dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e con la fase dei triloghi ormai avviata ,la distanza tra l’attuale indirizzo politico e le aspettative dei cittadini, come confermato dai risultati del sondaggio SWG, è evidente: l’85% degli italiani, ritiene che le grandi imprese dovrebbero essere legalmente obbligate a prevenire i danni alle persone, all’ambiente e al clima, anche qualora ciò comporti un aumento dei costi.
Campagna Impresa2030 rinnova il proprio impegno nella difesa dei diritti delle comunità locali e della tutela ambientale, chiedendo alle istituzioni europee di adottare misure chiare, ambiziose e pienamente vincolanti. In particolare, si sollecita:
– il ripristino di un regime unico e armonizzato di responsabilità civile;
– la reintroduzione dei piani di transizione climatica;
– il mantenimento di un ambito di applicazione esteso della CSDDD.
Per la versione integrale del sondaggio clicca QUI.
